Quando andiamo a fare la spesa siamo davvero sicuri di sapere scegliere prodotti idonei e salubri? Di non fermarci alla apparenze e di non lasciarci condizionare dai messaggi pubblicitari? Esiste un modo per sapere che cosa davvero stiamo comprando? Siamo in grado leggere correttamente l’etichetta o ci fermiamo alle calorie?
Nei prossimi articoli del blog cercherò di rispondere a tutte queste domande.
Iniziamo quindi con:
Gli ingredienti nascosti
Prodotti che contengono messaggi ingannevoli o proprietà che ne esaltano caratteristiche quali: solo ingredienti “genuini” per un formaggio, “naturali” per una confettura, “senza” zuccheri, grassi, glutine, lattosio, sale… riempiono oramai gli scaffali dei supermercati, e i produttori puntano su queste diciture per vendere prodotti che da un punto di vista nutrizionale contengono spesso molti altri ingredienti che non appaiono a un’analisi superficiale.
Ogni giorno i miei pazienti mi raccontano che cosa mangiano, mi mandano le foto dei prodotti quando sono a fare la spesa e mi chiedono consiglio sui piatti pronti: quasi tutti sono convinti di fare scelte alimentari sane perché sulla confezione c’è scritto “naturale, senza zuccheri, ingredienti genuini…” ma spesso si limitano alle informazioni scritte sul campo visivo principale della confezione, in pochi leggono davvero l’elenco degli ingredienti, sanno interpretare la dichiarazione nutrizionale e prestano poca attenzione alle informazioni davvero importanti.
Se dal punto di vista normativo qualcosa è cambiato negli ultimi anni 5 anni siamo ancora troppo condizionati dal bombardamento degli slogan pubblicitari che, al solo scopo di vendere il prodotto, non hanno certo interesse a farne comprendere il vero valore nutrizionale e la loro composizione: i concetti di salute e naturalità sono spesso molto lontani dalla vera natura del prodotto venduto.
Per far capire quanto sia importante la “trasparenza” delle informazioni riportate in etichetta e il potere della pubblicità nell’influenzare le nostre scelte alimentari, chiedo alle persone di raccontarmi cosa sanno dell’olio di palma e quando ne hanno sentito parlare per la prima volta…
Oggi tutti lo conoscono, negli ultimi anni ne hanno sentito parlare di continuo, mentre fino a qualche anno fa, mi dicono non c’era da nessuna parte, c’è chi dice fa male, chi dice che non è vero (anche se non è lo scopo dell’articolo entrare nel merito sul pericolo o meno per la salute), che si trovava nei biscotti e nelle merendine… Quindi tutti lo conoscono ma in pochi sanno che in realtà l’olio di palma è presente negli alimenti all’insaputa dei consumatori da tantissimi anni, non solo nella maggior parte dei prodotti da forno – dai biscotti alle fette biscottate, cracker, grissini, in molti dolci e prodotti industriali quali le patatine fritte e la margarina – ma anche nei dadi da cucina e nei sughi pronti. La sua presenza era rimasta ben nascosta nell’innocua dicitura “oli vegetali” presente nell’elenco degli ingredienti dei prodotti che tanti sceglievano consapevolmente perché sapevano che i grassi animali, saturi, facevano male e aumentavano il colesterolo.
Una volta rivelata la sua presenza (vedremo in seguito perché) sono state molte le campagne in difesa (in maggior parte legate alle aziende alimentari) o contro questo prodotto che però ripeto, era da anni che finiva sulle nostre tavole, e il dibattito acceso ha fatto si che i consumatori cominciassero a porre attenzione alla presenza di tale sostanza negli alimenti andando finalmente a leggere le etichette dei prodotti prima di acquistarli.
Negli ultimi anni il contenuto di olio di palma nei prodotti industriali è drasticamente diminuito poiché le industrie, che avevano visto ridursi notevolmente le vendite nonostante le agguerrite campagne pubblicitarie su tv e giornali, hanno modificato i propri processi produttivi e deciso di fare diventare un claim salutistico (indicazione che afferma, suggerisce o anche sottintende una proprietà nutrizionale o sulla salute) il mancato utilizzo dell’ingrediente.
Oggi infatti la scritta “senza olio di palma” si trova sulle confezioni di tantissimi prodotti e richiama i consumatori attenti alla salute e all’ambiente.
L’olio di palma è molto ricco di acidi grassi saturi e spesso per coltivare le palme da cui viene prodotto vengono distrutte foreste di grande valore ambientale. Ma ahimè sugli scaffali si trovano ancora prodotti dove l’olio di cocco, che ha un contenuto altrettanto elevato di grassi saturi, ha sostituito quello di palma, altri oli vegetali e il burro…ma nessuno ne parla più.
La prossima volta parleremo del perché improvvisamente l’olio di palma è apparso in etichetta e vedremo nel dettaglio che cosa davvero ci può raccontare l’etichetta.